Scorte di Zitromax esaurite ma l’Aifa avverte: nessuna evidenza per la cura del Covid-19

Come è accaduto recentemente con i tamponi, l’impennata dei contagi nelle ultime settimane, ha scatenato la corsa in farmacia per una scorta di Zitromax, l’antibiotico più prescritto dai medici di base per la cura domiciliare del Covid.
Un’improvvisa richiesta che ha svuotato i cassetti delle farmacie che a partire dallo scorso weekend, ne hanno registrato la carenza. In alcune città come Roma, l’assenza riguarda anche i farmaci equivalenti a base di azitrocimina.
Ma a sollevare il problema, anche attraverso note pagine e gruppi sui Social, sono state soprattutto le mamme preoccupate per i loro bambini risultati positivi. I pediatri in questi casi prescrivono lo sciroppo ma da diversi giorni è diventato introvabile.
“In quest’ultimo periodo sono state segnalate notevoli difficoltà nell’approvvigionamento del farmaco Zitromax e quando l’abbiamo richiesto è stato contigentato”, ha dichiarato il presidente di Federfarma Puglia Francesco Fullone.
La penuria di questo medicinale, chiaramente è direttamente proporzionale all’aumento di casi in tutto il Paese. “Il farmaco in compresse è mancato per alcuni giorni ma adesso, seppur non ve ne sia un’ampia disponibilità, è tornato in farmacia.
Per fortuna abbiamo potuto contare sulla scorta di generici con lo stesso principio attivo (azitromicina) come quelli delle aziende EG e Pensa. Irreperibile invece lo sciroppo!” ha invece dichiarato Alfonso Migali dell’omonima farmacia di Lecce.
Tra i farmaci più prescritti e richiesti nelle ultime settimane anche la Tachipirina, spesso associata nella terapia proprio alla cura antibiotica con il farmaco Pfizer.
Un’inversione di tendenza anche da parte della classe medica poiché nell’aprile del 2021 la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie SIMG, scriveva che la terapia antibiotica per il trattamento di un’infezione virale è inefficace e non raccomandata.
Le evidenze della letteratura scientifica non supportano l’uso dell’azitromicina nel trattamento del COVID-19.
Gli antibiotici non dovrebbero essere prescritti a casa a meno che non vi sia un forte sospetto clinico di una super-infezione batterica durante il corso di COVID-19, come evidenziato da una ricomparsa di febbre dopo un periodo di defervescenza e/o evidenza radiologica di polmonite di nuova insorgenza e/ o evidenza microbiologica di infezione batterica. La maggior parte di questi episodi si verifica durante lunghi soggiorni in ospedale, soprattutto in terapia intensiva e durante la ventilazione meccanica.
Solo in presenza di forte sospetto di Versione 1.2 del 07/04/2021 7 super-infezione batterica, i pazienti gestiti a casa dovrebbero ricevere antibiotici secondo le linee guida per il trattamento della polmonite acquisita in comunità.

Intanto l’Agenzia Italiana del farmaco chiarisce che a seguito dell’utilizzo eccessivo e improprio di azitromicina, nessun antibiotico in generale, è approvato, né tantomeno raccomandato, per il trattamento di COVID-19.
Non vi è alcuna evidenza che l’utilizzo dell’azitromicina abbia un effetto protettivo sulla evoluzione di COVID-19
– continua la nota dell’Aifa né in termini di riduzione della trasmissione, né dei tempi di guarigione, o della mortalità.
Premesso che l’Aifa ha già messo in atto, come sempre in questi casi, tutte le misure di contrasto alla carenza per assicurare il farmaco per gli usi autorizzati, l’Agenzia richiama tutti, prescrittori e cittadini, alla responsabilità di usare le terapie antibiotiche solo ove indicate. Utilizzare gli antibiotici con attenzione e prudenza deve essere un impegno e un dovere per tutti, dai professionisti sanitari alla popolazione generale, come principale arma di contrasto al problema della resistenza agli antibiotici che rappresenta, anch’essa oltre al COVID-19,
una delle sfide principali a livello globale sia per la sanità che per l’ecosistema in generale.

Christian Petrelli

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