Assofarm. Sostenere la spinta riformatrice

I segnali arrivano ormai da più parti. Fin dalle sue prime tragiche battute, la crisi ha avuto l’unico pregio di stimolare un ampio dibattito sulla necessità di dotarci di un nuovo welfare sanitario.
E dopo mesi di tentennamenti, oggi è stato avviato più di un processo riformatore. La sfida che ci attende è ovviamente quella di mantenere attenzione e coerenza nel portare a termine ciò che abbiamo iniziato.
Partiamo da ciò che sta succedendo a nord delle Alpi, dove alcuni dati parlano chiaro. In Gran Bretagna, paese che ha subito dimostrato un approccio molto pratico nei confronti di ciò che le farmacie potevano offrire alla campagna vaccinale, le stesse farmacie registrano 1,5 milioni di inoculazioni vaccinali. In Francia, paese più simile a noi per cultura sanitaria pubblica, le farmacie hanno già dispensato oltre 500mila dosi.
A ciò si aggiunge il riconoscimento di 300 euro per ogni farmacia che effettua test antigenici. È una cifra simbolica, certo, ma sappiamo che i simboli ben si prestano a diventare spiragli dai quali prendono il via riforme più ampie e strutturali.
Cosa non da poco, se il futuro sanitario prossimo sarà caratterizzato dalla necessità di operare richiami e aggiornamenti vaccinali di massa di anno in anno. Lo spiraglio apertosi nel contesto italiano appare più stretto e più ancora agli inizi del suo cammino. Ad oggi circa 11.400 farmacie, molte di esse sono Comunali, hanno dato la loro disponibilità a dispensare vaccini, e se tutto andrà come previsto le vaccinazioni potranno prendere il via nelle prossime settimane.
Anche l’industria batte un colpo non da poco. Pfizer sta sviluppando un vaccino che, per condizioni di stoccaggio e mantenimento, è specificatamente progettato per la dispensazione in farmacia.
Se i produttori puntano sulla farmacia, a maggior ragione dobbiamo farlo noi e le nostre istituzioni.
Se questo è il contesto, crediamo che sia opportuno risolvere positivamente il dibattito apertosi in questi giorni in Veneto. La Regione ha creato due cluster: le farmacie che rientrano nel primo devono garantire 100 vaccinazioni a settimana, mentre i presidi del secondo hanno l’obiettivo di 50 somministrazioni. A parere di Farmacie Unite, organizzazione di farmacisti privati ben radicata in Veneto, tale assetto accentuerebbe lo svantaggio competitivo delle farmacie più piccole e meno strutturate.

Assofarm auspica che la questione venga risolta a favore del cittadino e della massima efficacia del meccanismo vaccinale: è certamente necessario operare in sicurezza e coi più alti standard sanitari, ma è altrettanto doveroso stimolare ogni farmacia a dare il massimo e a superare eventuali limiti delle proprie condizioni attuali.
Tale approccio, superare cioè il presente per costruire un futuro diverso, dovrebbe accompagnare anche il dibattito tra le categorie professionali. In Emilia Romagna, alla contrarietà dell’Ordine dei Medici regionale alla nascita del Farmacista Vaccinatore ha risposto il disaccordo della sua rappresentanza di Ferrara, più morbida e disponibile verso la nostra categoria. Eccoci di fronte ad un nuovo spiraglio riformatore. In ballo non deve esserci la spartizione di funzioni e compensi, ma un nuovo sistema collaborativo tra professioni sanitarie. È su queste nuove dinamiche collaborative, e solo su esse, che potrà e dovrà fondarsi il nuovo Welfare sanitario territoriale di cui oggi molto si parla.
È da questa prospettiva che si apprezza maggiormente il valore di quanto recentemente fatto da diverse nostre associate toscane, di cui riportiamo di seguito comunicati e articoli di stampa. L’abolizione della cosiddetta “tampon tax”, cioè dell’iva sugli assorbenti femminili, è un significativo segnale di come le farmacie intendono il proprio ruolo sanitario nei confronti delle comunità locali. Gli assorbenti sono certamente un prodotto commercializzato, ma sono anche un bene necessario e imprescindibile per una fascia di popolazione, le donne, che purtroppo ancora oggi vive una condizione di svantaggio nella maggior parte delle dimensioni della loro vita quotidiana.
Scontare l’iva al 22% dal prezzo di acquisto significa nei fatti trasformare gli assorbenti femminili da prodotto commerciale in bene di prima necessità. Perché tale è.
Siamo di fronte, ci sia concessa una piccola presunzione, ad una tipica operazione da Farmacia Comunale. Siamo, e vogliamo essere sempre più, un soggetto certamente commerciale, ma con finalità sociali. Fatturato e registratori di cassa sono solo strumenti,
il fine rimane quello di offrire un servizio sanitario logisticamente ed economicamente sempre più accessibile ai cittadini dei nostri territori.
Questi insomma gli ultimi segnali registrati da un presente che lascia immaginare un certo tipo di futuro. Un futuro in cui la farmacia sarà più armonicamente integrata nelle politiche sanitarie locali e con un ruolo sempre più sociale e sempre meno commerciale è un futuro possibile. Ma non è scontato. L’attuale tensione riformatrice è stata certamente avviata dallo shock sanitario di questi ultimi mesi. Questa spinta non deve venire meno quando il Covid sarà domato.
Francesco Schito

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