Covid-19. La clorochina potrebbe curare l’infezione

Clorochina, tocilizumab e remdesivir. Sono questi i nomi dei farmaci attualmente in sperimentazione per contrastare il covid-19.
Didier Raoult, un virologo francese, direttore di IHU Méditerranée infection di Marsiglia ha pubblicato i risultati del suo test clinico sul trattamento del Coronavirus con la clorochina, un vecchio farmaco antimalarico.
Lo scienziato sostiene di poter curare il coronavirus con un cocktail farmaceutico a base di idroclorochina e un antibiotico chiamato azitromicina.

Dallo studio sarebbe emerso che tre quarti delle persone infette non avevano più il virus dopo 6 giorni di cura con la clorochina, usato abitualmente contro la malaria. Solo il 25% dei 24 pazienti testati era ancora portatore del coronavirus.

Raoult ha assicurato che in tutti i pazienti trattati si è registrata “una significativa riduzione della carica virale, un fattore che proverebbe l’efficacia dell’idroclorochina, indicata anche come molto più efficiente ai fini dell’eliminazione del virus se associata all’azitromicina”.

“La clorochina – ha spiegato il virologo – modificherebbe l’ambiente acido del vacuolo della cellula, un piccolo sacchetto di liquidi protetto dalla membrana che serve da tana per i virus. Aumentando il suo pH, l’ambiente di questa sorta di rifugio del microrganismo viene sconvolto. Così facendo viene impedita l’azione degli enzimi coinvolti nel meccanismo cellulare utilizzato dal virus per replicarsi”.
Diverse ricerche hanno dimostrato che la clorochina ha un’attività antivirale, soprattutto con i retrovirus e i coronavirus.

La peculiarità della molecola è quella di impedire l’assemblaggio di alcune proteine virali inibendo il legame tra i diversi carboidrati presenti su queste strutture. Il risultato finale è l’impossibilità per il virus di portare a termine la sua replicazione.

Dall’inizio di marzo a oggi non sono arrivate nuove evidenze scientifiche che provino l’efficacia della clorochina contro il Covid-19 e l’Agenzia italiana del farmaco ha chiarito che l’uso sperimentale del farmaco è consentito solo in casi ristretti e in ambito ospedaliero.

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