Farmacia dei servizi: responsabilità e polemiche sui test diagnostici

Le farmacie italiane stanno vivendo una trasformazione che va ben oltre la tradizionale dispensazione di farmaci.
La “Farmacia dei servizi“, nata dalla legge del 2009 e rafforzata dalla nuova convenzione, offre oggi un ampio ventaglio di prestazioni sanitarie: telemedicina, analisi di prima istanza, servizi amministrativi, tamponi e vaccinazioni.

Marco Cossolo, presidente di Federfarma nazionale, ha illustrato questa evoluzione durante la trasmissione “Progetto Salute” di Rai Radiouno del 23 maggio, spiegando come alcuni servizi siano ora obbligatori mentre altri rimangono facoltativi.
I risultati sono tangibili, come dimostrano i numeri della Calabria: 50.000 prestazioni di telemedicina in un anno, con particolare valore nei piccoli centri dove la farmacia rappresenta spesso l’unico presidio sanitario accessibile.

Il punto più controverso riguarda le analisi diagnostiche effettuate con apparecchi point-of-care (POCT).
Secondo Cossolo, “il farmacista rilascia un attestato di esito che attraverso la propria firma certifica che quei risultati sono coerenti con la certificazione CE degli apparecchi e sono attendibili perché le procedure sono state eseguite correttamente”.

Questa posizione ha scatenato una dura reazione del Movimento Nazionale Liberi Farmacisti (MNLF), che solleva questioni cruciali sulla responsabilità professionale.
Il Movimento sostiene che il farmacista dipendente dovrebbe astenersi dal firmare qualsiasi referto di esami clinici, poiché:

– La semplice certificazione CE non garantisce la corretta esecuzione del test;
– Il dipendente non è responsabile della scelta, installazione o manutenzione dell’apparecchiatura;
– Solo il titolare o il direttore della farmacia dovrebbe assumersene la piena responsabilità.

“In presenza di importanti scostamenti dai valori reali che potrebbero determinare scelte diagnostiche cruciali, il farmacista dipendente non può essere chiamato a risponderne legalmente”, avverte il MNLF.

Il Movimento critica aspramente anche l’approccio di Federfarma, definendo “stupefacente e irrispettoso” che Cossolo, mentre propone aumenti salariali ritenuti insufficienti (120 euro lordi in tre anni), contemporaneamente decida autonomamente per ulteriori responsabilità del personale dipendente.
Il MNLF contesta il metodo: “È curioso che attraverso una convenzione tra Stato e istituzione privata, il Presidente di Federfarma ‘detti’ cosa debbano fare i farmacisti, compito che dovrebbe essere regolato dalla FOFI e dai sindacati”.

CORRELATI