Conasfa. Invitare anche i farmacisti non titolari ai tavoli della contrattazione nazionale

La pandemia ha modificato notevolmente la professione del farmacista, ridefinendo gli spazi e le distanze all’interno della farmacia ma anche e soprattutto rispetto ai servizi legati alla prevenzione e al controllo del virus.
Ma le dinamiche legate alla professione coinvolgono anche e soprattutto i farmacisti non titolari che fanno sentire la propria voce attraverso l’associazione che li rappresenta. Pubblichiamo di seguito le dichiarazioni di Silvera Ballerini presidente di Conasfa.

Dopo un anno di pandemia, che ha messo alla prova in molti modi chi lavora nelle farmacie, dal punto di vista della propria salute e sicurezza, dei carichi di lavoro e di ansie, ci ritroviamo ancora con regole troppo vecchie e che in troppi provano a superare a piè pari invece che ridiscuterle, se necessario, in tutti gli aspetti.
FOFI e Federfarma da mesi con voci consonanti mettono a disposizione del Governo i farmacisti per mille nuove mansioni, con caratteristiche finora poco legate alla nostra professione.
Abbiamo cominciato a praticare complice l’emergenza sanitaria: prima i test sierologici (dal 1 gennaio 2021 non più autoanalisi), poi i tamponi antigenici rapidi, e l’obiettivo esplicito è di farci somministrare prossimamente anche il vaccino.
Le farmacie gestite da catene e capitali sono le prime a investire in questi nuovi servizi sanitari al “cliente”, promossi con la stessa modalità di operazioni commerciali.
Intanto è molto importante sapere che in molte regioni è stato faticoso anche arrivare a farci vaccinare con tutti gli altri operatori sanitari.
Ogni Regione finora ha trattato i Protocolli con Federfarma e Assofarm, quindi con solo i sindacati dei titolari di farmacia, sentendo anche l’opinione degli Ordini, ma nella maggior parte dei casi non ha coinvolto i sindacati di chi nelle farmacie lavora senza esserne titolare, con un contratto nazionale scaduto da 6/8 anni, e che in questi anni ha visto solo aumentare le mansioni, la richiesta di formazione (tutta a proprio carico), le responsabilità, e intanto peggiorare gli orari di lavoro e mai vedere riconosciuti i propri sforzi.
Le nuove mansioni e i nuovi servizi riguardano da vicino tutti i farmacisti non titolari, perché poi è a loro che viene chiesto di farli, nell’operatività quotidiana delle farmacie.
Riteniamo quindi che i sindacati dei dipendenti come quelli dei titolari, peraltro già rappresentanti delle due categorie ai tavoli della contrattazione nazionale, vadano coinvolti dagli interlocutori istituzionali in una discussione necessaria su Protocolli chiari, le modalità operative, la volontarietà dell’operatore, gli aspetti di sicurezza sul lavoro, i profili di responsabilità e le garanzie assicurative, la formazione sufficiente, il riconoscimento di una remunerazione aggiuntiva al farmacista quando effettua servizi professionali che vengono remunerati alla farmacia, e ogni altro argomento che non può prescindere dal coinvolgimento di chi viene impattato materialmente nelle sue condizioni di lavoro dalle decisioni prese.
Il farmacista in farmacia svolge in scienza e coscienza una professione sanitaria, che nel corso di questa crisi pandemica ha dimostrato quanto sia strategica per la sanità sul territorio la sua prossimità ai cittadini, ma a tutti questi professionisti va riconosciuta dignità del ruolo e contrattazione delle condizioni per continuare a lavorare con serenità.

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