Alcuni farmaci contro l’ipertensione riducono il decadimento cognitivo negli adulti

Secondo una metanalisi condotta dall’Institute for Memory Impairments and Neurological Disorders dell’Università della California a Irvine, il trattamento corretto dell’ipertensione riduce di circa un quinto il decadimento cognitivo negli adulti.

In particolare, alcuni farmaci, quelli che fanno parte della famiglia degli Ace-inibitori e degli inibitori dell’angiotensina-2, sarebbero in grado di influire più significativamente sulle prestazioni cognitive, memoria compresa, grazie alla loro capacità di oltrepassare quella sorta di frontiera tra sangue e sistema nervoso che si chiama barriera ematoencefalica.

Lo studio ha preso in esame diverse classi di terapie antipertensive, come appunto gli ace-inibitori, i bloccanti del recettore dell’angiotensina II, i calcioantagonisti e i diuretici.

L’analisi, inoltre, ha preso in esame 14 diverse ricerche cliniche su poco meno di 13.000 persone over-50 in diversi Paesi del mondo, arrivando a valutare che i farmaci in grado di oltrepassare la “barriera” tra sangue e sistema nervoso potrebbero avere negli anziani un effetto più spiccato sul fronte della conservazione della memoria, nei controlli a tre anni, anche in presenza di un rischio cardiovascolare più elevato.

Si tratta di un’importante verifica, spiegano gli esperti americani, sul ruolo della protezione specifica di alcuni antipertensivi sul declino cognitivo. Diversi sono stati gli aspetti considerati nei vari studi, dall’attenzione, fino alle capacità di linguaggio e di apprendimento, oltre ovviamente alle possibilità di conservare i ricordi.

Il dato è particolarmente significativo considerando che l’ipertensione rappresenta una possibile causa di decadimento cognitivo, visto che influenza negativamente il flusso di sangue ed ossigeno verso il cervello.

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