Export farmaceutico italiano: l’incertezza dei dazi preoccupa le imprese

Le prime settimane della nuova amministrazione Trump hanno portato con sé un’ondata di annunci su dazi e politiche commerciali che stanno creando forte incertezza nel panorama economico internazionale.
Dal vino ai farmaci, passando per molti altri settori strategici del Made in Italy, le aziende italiane si trovano a dover decifrare un complesso “rebus delle esenzioni” che potrebbe ridisegnare gli equilibri commerciali transatlantici.
Mentre diversi comparti produttivi italiani attendono chiarimenti sulle misure protezionistiche annunciate dalla Casa Bianca, particolare preoccupazione emerge dal settore farmaceutico, dove l’incertezza normativa potrebbe avere ripercussioni dirette sull’accesso alle cure per milioni di pazienti.

L’appello urgente di Eguali
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È in questo contesto di incertezza che si inserisce l’appello lanciato da Egualia, l’associazione delle aziende produttrici di farmaci generici e biosimilari, durante l’importante incontro convocato dalla Farnesina con i rappresentanti del mondo produttivo.
“Dobbiamo comprendere meglio i dettagli dell’accordo prima di trarre conclusioni. Dalle informazioni frammentarie di cui disponiamo, anche grazie all’associazione europea dei produttori di farmaci off patent, Medicines or Europe, le esportazioni dell’UE saranno generalmente soggette a un’unica aliquota tariffaria del 15% e alcuni prodotti saranno soggetti a esenzione doganale, tra cui alcuni farmaci generici-equivalenti. Presumiamo che i prodotti esentati possano essere quelli presenti negli elenchi dei medicinali critici/essenziali dell’UE e degli Stati Uniti, ma è ancora tutto da confermare”, ha dichiarato Stefano Collatina, presidente di Egualia.

I rischi per pazienti e aziende

Le parole di Collatina evidenziano una problematica che va ben oltre le questioni meramente commerciali. L’incertezza sui dazi per i farmaci generici tocca direttamente la sostenibilità del sistema sanitario e l’accesso alle cure.
“Sappiamo che l’UE intende continuare a lavorare per aggiungere altri prodotti all’elenco, ma è indispensabile fissare al più presto il perimetro dei farmaci generici esenti e lavorare su misure di tutela per mitigare i rischi legati alla competitività globale e alla sicurezza delle forniture”, ha aggiunto il presidente di Egualia. “I produttori di farmaci generici avrebbero grandi difficoltà ad assorbire questi costi, esponendo così i pazienti al rischio di carenze. Anche gli Stati Uniti dipendono fortemente dall’Europa in caso di carenza”.

La questione assume dimensioni ancora più complesse considerando l’interdipendenza tra i mercati farmaceutici europeo e americano. Come sottolineato da Egualia, l’incertezza normativa non riguarda solo le aziende europee, ma potrebbe compromettere l’approvvigionamento di farmaci essenziali anche negli Stati Uniti.
“Pur riconoscendo l’esigenza di stabilità nei rapporti commerciali transatlantici e i benefici in termini di prevedibilità, si sottolinea che l’incertezza sul trattamento tariffario dei farmaci generici di larghissimo utilizzo per le terapie croniche in tutte e due le sponde dell’atlantico, pone un rischio reale non solo per le aziende, ma per l’accesso tempestivo alle cure per milioni di pazienti sia nell’Unione Europea che negli Stati Uniti”, ha concluso Collatina.

L’incontro alla Farnesina rappresenta un primo passo importante per fare il punto della situazione, ma le preoccupazioni espresse dalle associazioni di categoria dimostrano quanto sia urgente ottenere dettagli precisi sulle nuove politiche commerciali americane.
Per il settore farmaceutico italiano, che rappresenta un’eccellenza del Made in Italy con un fatturato di miliardi di euro e migliaia di posti di lavoro, la definizione rapida del quadro normativo è fondamentale non solo per pianificare le strategie aziendali, ma soprattutto per garantire continuità nell’approvvigionamento di farmaci essenziali per la salute pubblica.
La partita sui dazi farmaceutici si presenta quindi come un test cruciale per la capacità di dialogo tra le due sponde dell’Atlantico, dove la posta in gioco non è solo economica, ma tocca direttamente il diritto alla salute di milioni di cittadini.

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