Ema. 50 mila studi per covid, rischio sprechi e ritardi
La straordinaria corsa globale per trovare il più velocemente possibile farmaci e vaccini comporta il rischio collaterale di perdere lungo la strada importanti risorse economiche e intellettuali. È l’allarme lanciato dal direttore esecutivo dell’Ema, Guido Rasi.
“Complessivamente in tutto il mondo sono stati lanciati circa 50.000 studi clinici per studiare una risposta terapeutica alla pandemia da COVID-19. L’Agenzia Europea per i Medicinali aveva lanciato un appello alla centralizzazione delle risorse per evitare l’eccessiva dispersione di energie ma è chiaro che solo qualcuno ci ha ascoltato”, ha detto intervenendo su Rai Radio1, per fare il punto sull’emergenza sanitaria in corso.
“A livello europeo le cose sono migliorate ma scontiamo la mancanza di una struttura centralizzata che autorizzi gli studi clinici e la dispersione è inevitabile” ha aggiunto Rasi.
Inoltre, il direttore dell’Agenzia regolatoria europea auspica la “nascita di una agenzia centralizzata per la ricerca europea che sarebbe una risorsa formidabile per tutto il Continente, sulla falsariga delle strutture già esistenti in Usa e Giappone, capace di coordinare risorse e menti”.
“Senza un coordinamento centrale l’Ema – continua Rasi – nella ricerca di farmaci utili nella cura del virus, si trova ad analizzare qualcosa come 50 mila studi clinici. Ci fosse un ente di controllo in grado di filtrarne 100, potremmo produrre risultati importanti e approfonditi, sapere cosa funziona, quando e in che fase della malattia e in 48 ore saremmo in grado di approvare una terapia o un eventuale vaccino”.
“Bisogna far capire agli stati e alle istituzioni la differenza tra perdere sovranità e mettere in comune risorse, raggiunto questo potremmo ricavare un piccolo vantaggio”, conclude il direttore di Ema.