Bpco. Mepolizumab riduce significativamente le riacutizzazioni della malattia

Secondo i risultati dello studio Matinee di fase III, in pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), la somministrazione mensile di mepolizumab ha dimostrato una riduzione clinicamente e statisticamente significativa delle riacutizzazioni per 2 anni.

In particolare, lo studio ha valutato l’efficacia e la sicurezza di mepolizumab, un anticorpo monoclonale che ha come bersaglio l’interleuchina-5 (IL-5), in un ampio spettro di pazienti con Bpco, compresi i più gravi e difficili da trattare, secondo le raccomandazioni Gold (Global Initiative for Chronic Obstructive Lung Disease).

I pazienti reclutati presentavano segni di infiammazione di tipo 2, con alti livelli di eosinofili nel sangue, e includevano quelli con bronchite cronica, o con enfisema o entrambi. La somministrazione mensile di mepolizumab ha dimostrato un miglioramento in tutti gli endpoint di riacutizzazione, mantenuti per l’intera durata dello studio di 2 anni (fino a 104 settimane).

Inoltre, Il farmaco biologico ha dati che mostrano una riduzione delle visite al pronto soccorso e/o del ricovero in ospedale in uno studio di fase III. Ridurre le ospedalizzazioni è un obiettivo chiave della gestione della Bpco soprattutto perché si stima che diventeranno la prima causa di ricoveri medici. In caso di ospedalizzazioni per Bpco, un paziente su 10 muore durante la degenza, fino a 1 su 4 entro un anno e la metà entro cinque anni.

“Ogni medico conosce la sensazione di vedere un paziente ricoverato in ospedale a causa di una riacutizzazione che forse si sarebbe potuta prevenire. Lo studio Matinee apre nuove prospettive terapeutiche per i pazienti con Bpco e infiammazione di tipo 2, mentre ci impegniamo ad individuare i fattori scatenanti della malattia e a migliorare la vita dei pazienti affetti da Bpco”, ha affermato Frank Sciurba, professore di Pneumologia, allergologia e terapia intensiva, autore principale dello studio Matinee.

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