Artrite reumatoide. Società italiana di reumatologia: troppo fai da te con i farmaci
Il numero dei pazienti con artrite reumatoide che raggiungono l’obiettivo della remissione è in aumento, ma ancora uno su tre incappa in ricadute, nonostante le terapie disponibili, in quanto ci sono pazienti distratti o inclini al ‘fai da te’, che interrompono la cura.
È quanto emerso dal 56° Congresso nazionale della Società italiana di reumatologia di Rimini.
“Troppo spesso il paziente che smette di avvertire dolore interrompe la cura, sbagliando – ha affermato Silvia Tònolo, presidente Anmar -. Serve maggiore consapevolezza da parte dei pazienti perché la stragrande maggioranza non conosce neppure il significato del concetto di remissione”.
“Abbiamo effettuato un’indagine tramite i social – continua Tònolo – sottoponendo un questionario con poche, chiare e semplici domande. È emersa una scarsa conoscenza, tutto questo è preoccupante. La remissione non è guarigione ma si tratta di tenere in folle l’auto del dolore, mettere la malattia in quiescenza, e occorre farlo in totale condivisione con il medico reumatologo”.
“La remissione consiste nel non avere sintomi, stare bene, senza dolore, avere esami normali durante la terapia farmaceutica, e aggiungerei soprattutto grazie ad essa”, ha aggiunto Roberto Caporali, professore di Reumatologia dell’Università degli Studi di Pavia.
“Il farmaco upadacitinib rafforza le possibilità di controllo della malattia. I dati di remissione a 48 settimane, su un campione di oltre 4 mila pazienti, sono molto positivi”, puntualizza Fausto Salaffi, associato di Reumatologia, Università Politecnica delle Marche di Ancona.
“Si tratta di un farmaco innovativo, da somministrare per via orale, con un buon profilo di efficacia e sicurezza. È innovativo anche per l’elevata capacità selettiva e specifica della sua azione, che ci permette di raggiungere risultati molto importanti nel controllo della malattia e senza registrare problemi sotto il punto di vista della tollerabilità”, conclude Salaffi.