Aderenza terapeutica: solo metà dei pazienti segue correttamente le cure, servono farmacia dei servizi e dialogo
Solo la metà dei cittadini in cura per una o più patologie segue le terapie in modo costante e appropriato. L’altra metà si divide fra chi le salta raramente (35,6%) e chi occasionalmente (11,5%), mentre un residuo 1,5% non le segue con alcuna costanza.
Sono questi alcuni dei risultati emersi dall'”Indagine civica sull’aderenza terapeutica: un piano d’azione comune“, presentata da Cittadinanzattiva.
Lo studio ha coinvolto 547 tra pazienti e presidenti di associazioni di pazienti e ben 2.228 professionisti sanitari, tra cui 1.590 farmacisti di comunità e 205 farmacisti ospedalieri.
Il profilo del paziente non aderente
Il profilo dei pazienti “non aderenti” è rappresentato principalmente da persone fragili e anziane, con basso livello socio-culturale, spesso sole o con scarso supporto familiare.
A pesare sulla non aderenza contribuisce molto anche la comorbidità, ossia la presenza di due o più patologie.
“L’aderenza terapeutica è un fenomeno complesso e multifattoriale e, in quanto tale, necessita di interventi personalizzati e allo stesso tempo strutturali per garantire l’efficacia delle cure e quindi la qualità di vita dei pazienti”,
dichiara Anna Lisa Mandorino, Segretaria generale di Cittadinanzattiva. “Interventi che consentirebbero di contenere le spese economiche derivanti dalla scarsa aderenza alle terapie, stimate in circa 2 miliardi di euro l’anno per il Servizio Sanitario Nazionale“.
Oltre la metà dei cittadini che hanno risposto al questionario è affetta da patologie di tipo metabolico, reumatologiche (39,1%) e cardiovascolari (29,1%).
Si tratta di ambiti che richiedono trattamenti continuativi e spesso complessi, con un impatto rilevante sulla gestione quotidiana della terapia, particolarmente per chi convive con più patologie (due terzi del campione).
Le motivazioni della scarsa aderenza
Fra le motivazioni che portano a non seguire la terapia prevalgono aspetti psicologici e percettivi: il 28,3% soffre la sensazione di dipendenza dal farmaco, mentre la pigrizia o mancanza di motivazione (20,8%) e la percezione di non essere in pericolo reale (20,2%) contribuiscono a una riduzione dell’aderenza.
I presidenti delle associazioni confermano che sono maggiormente a rischio le persone fragili e anziane (73%), quelle con basso livello socio-culturale (58,3%), chi vive in condizione di solitudine e scarso supporto familiare (54,2%), oltre ai pazienti con comorbidità (45,8%).
Il ruolo strategico dei farmacisti di comunità
Un dato particolarmente significativo per la categoria emerge dall’analisi del tempo dedicato al dialogo con i pazienti.
Mentre oltre la metà degli infermieri (53,2%), quasi la metà dei medici di medicina generale (45,9%) e dei farmacisti ospedalieri (48,5%) lamenta la mancanza di tempo, i farmacisti di comunità rappresentano un’eccezione positiva:
solo uno su cinque (21%) dichiara di avere poco tempo per il dialogo con i pazienti.
Questo dato conferma il ruolo strategico della farmacia territoriale come punto di riferimento accessibile e continuativo per i pazienti, elemento fondamentale per supportare l’aderenza terapeutica.
Cosa chiedono cittadini e professionisti
I cittadini chiedono innanzitutto più dialogo con il medico curante (36,1%) e maggiore supporto pratico, sia digitale sia analogico (35,6%).
Un quarto dei rispondenti manifesta il bisogno di confronto con altri pazienti (26,1%) e di un maggiore coinvolgimento di altri professionisti sanitari, tra cui i farmacisti (25,2%).
Dal punto di vista dei professionisti, risulta carente l’interazione tra colleghi: a dirlo è oltre il 75% dei medici di medicina generale, il 65% dei farmacisti di comunità e il 63% degli infermieri.
La digitalizzazione ancora limitata
Il ricorso a strumenti digitali per monitorare l’aderenza terapeutica risulta ancora molto limitato: i farmacisti di comunità dispongono di strumenti informatizzati solo in un caso su quattro (25%), mentre il 76,3% afferma di non disporre di protocolli strutturati per questo scopo.
Cittadinanzattiva propone interventi in quattro ambiti strategici:
Governance: introdurre l’aderenza terapeutica come indicatore LEA, con attenzione particolare alla riduzione delle disparità territoriali.
Intervento strutturale: garantire l’interoperabilità attraverso il pieno funzionamento del Fascicolo Sanitario Elettronico e l’adozione di sistemi di alert integrati nei gestionali clinici.
Intervento organizzativo: sviluppare un modello di rete coordinato attraverso l’attuazione della Farmacia dei Servizi e il rafforzamento del ruolo dell’Infermiere di Famiglia e Comunità, con protocolli condivisi tra ospedale e territorio.
Intervento relazionale: riconoscere il tempo per il dialogo e l’educazione terapeutica come atto di cura fondamentale, prevedendo percorsi di formazione interprofessionale continua sulle competenze comunicative e il counseling motivazionale.
Un piano che vede nella farmacia territoriale uno degli attori chiave per migliorare l’aderenza terapeutica e ridurre i costi sanitari legati alla scarsa compliance farmacologica.