Gizzi: “Ci auguriamo che il 2020 sia l’anno della coesione e dei fatti”.

Pubblichiamo di seguito l’editoriale del presidente dell’associazione nazionale delle farmacie comunali, ASSOFARM, Venanzio Gizzi.

Non vi è dubbio che il 2019 appena concluso sia stato l’anno della Farmacia dei Servizi. Ce lo conferma una rilettura degli editoriali del nostro notiziario: anche quando si è parlato d’altro, dall’instabilità politica nazionale alle politiche farmaceutiche europee, fino al digitale in farmacia, non è mai mancato più di un riferimento al tema in questione.
Ciò è sicuramente dovuto alla linea politica della nostra Federazione, che da tempo fa confluire nei servizi tutti i principali punti in sospeso dell’agenda farmaceutica italiana.
Va però notato che nell’ultimo anno anche la maggior parte degli altri player della filiera hanno mostrato un’attenzione prima inedita alla svolta consulenziale del farmacista ed in una sua integrazione più dinamica con il SSN.
Abbiamo insomma affrontato le feste natalizie con sensazioni positive raramente presenti in passato, ben consci però che al termine di esse, si dovrà riprendere una strada non priva di incognite.

Maggiore attenzione dalla politica

Abbiamo sempre lamentato il fatto che la politica non creda nelle farmacie. Dalle lenzuolate di Bersani fino forse all’ultima legge sulla concorrenza, il nostro settore si è sentito incompreso: più le farmacie chiudevano bilanci critici, più lo Stato si preoccupava di smantellare supposte rendite di posizione, Più le farmacie cercavano di rilanciarsi, più i Governi erano distratti. E così ai convegni su nuove forme di remunerazione, casi di successo internazionali sulla pharmaceutical care e via dicendo, a mancare erano sempre le istituzioni. Fino a quest’anno.
È successo due volte, ed è stato notato da tutti. La prima nel febbraio scorso agli Stati Generali di Federfarma in occasione dei quali allora scrivemmo: “la partecipazione di rappresentanti di tutti i principali schieramenti e politici impegnati in ruoli istituzionali è certamente un segnale incoraggiante per il futuro del nostro settore. Di per sé però non offre nessuna certezza sulla ritrovata considerazione della farmacia presso la politica italiana.
La verità è che in questa occasione è stata la farmacia ad offrire qualcosa alla politica: una passerella di visibilità che le nostre controparti hanno sfruttato per elargire generosi elogi sulla nostra indispensabilità per il sistema sanitario italiano.
Questa volta però due elementi ci fanno essere più speranzosi sulla concretezza del futuro. Prima di tutto sembra esserci un momento certo e vicino in cui possiamo attendere la politica al varco delle sue promesse.
In secondo luogo, questa volta più che altre passate, la farmacia sembra avere idee più chiare e condivise su cosa debba offrire a politica e istituzioni per ottenere un deciso e decisivo cambio di rotta nelle relazioni SSN-Farmacie.
Crediamo insomma che il prossimo Patto per la Salute potrebbe essere il momento buono per avviare il processo di definizione di una Nuova Remunerazione”.
La seconda occasione è arrivata a novembre scorso per la nostra Giornata Nazionale delle Farmacie Comunali, nella quale si è registrata una partecipazione convinta non solo di tutta la filiera, ma anche delle Regioni, di membri di rilevanti commissioni parlamentari e del Governo, tali da farci scrivere “Dell’incontro pisano, la cosa che forse ci ha più colpito è la crescente vicinanza del mondo politico a queste nostre posizioni.
Come a dire, esse sono sempre più patrimonio comune non solo dei diversi player della filiera, ma anche della controparte istituzionale, quale che siano i suoi colori partitici”.

Una filiera più collaborativa

Non deve peraltro essere dimenticato che il 2019 era iniziato sotto cupi auspici: il mancato rinnovo dei termini per presentare al Governo una proposta di nuova remunerazione, così come era stata prorogato di anno in anno fin dal 2012.
All’appello a fare presto lanciato da Assofarm, questa volta ha risposto convintamente tutta la filiera.
Allora confidammo che “l’assenza di un argine legislativo scoraggi tentazioni attendiste che potrebbero ancora albergare negli angoli più segreti del nostro settore” e oggi possiamo dire che, forse con qualche eccezione, tutto sommato quel generale accordo sul futuro della farmacia ha tenuto. Ha tenuto anche ai tavoli per il rinnovo della convenzione e per la riforma della remunerazione, i due ambiti prioritari per la farmacia dei servizi. Due ambiti nei quali, lo notammo quest’estate, “Non è certo un segreto che parte dei farmacisti privati (non certo gli attuali vertici di Federfarma, da sempre a favore del cambiamento in questi termini) guardi con diffidenza il sistema misto di remunerazione fee-for-service, basato su una quota fissa e una quota percentuale sul prezzo del farmaco dispensato”.

Una farmacia più sociale, più europea

Ci piace pensare che i due grandi elementi di novità appena analizzati, una certa attenzione della politica e una maggiore coesione del settore, dimostrino come anche nel nostro paese si stia affermando una diversa cultura della farmacia.
I modelli di riferimento sono certamente quelli del nord Europa, tutti accomunati da strategie di rilancio basate su nuove modalità consulenziali ad alto valore cognitivo, accompagnati da sistemi di misurazione dei risultati non unicamente basati su metriche ragionieristiche.
Considerazioni, queste emerse ancora una volta dall’ultimo convegno dell’Unione Europea delle Farmacie Sociali UEFS dello scorso settembre, e che Assofarm ha prontamente riportato nel dibattito nazionale denunciando i limiti impliciti ad approcci basati sull’ “invarianza di spesa e tenendo conto dei trend”, vero e proprio motto col quale le Regioni si avvicinano alla farmacia dei servizi.
Guardando a quanto la Francia stava facendo in tema di coinvolgimento dei farmacisti nelle politiche vaccinali nazionali, scrivemmo allora “Dobbiamo avere tutti più coraggio nel percorrere la strada del cambiamento.
La riforma è un investimento: cambiare qualcosa oggi perché domani questo qualcosa darà frutti migliori di quelli che possiamo ottenere oggi. I rischi ci sono, ma ci sono anche le opportunità”.
Non abbiamo dubbi sul fatto che la recente firma dell’accordo sulle Linee d’indirizzo per la sperimentazione della Farmacia dei Servizi è forse il passo avanti più significativo degli ultimi dieci anni.
Non c’era mai stata una così netta presa di posizione istituzionale sulla volontà di rilanciare la farmacia territoriale nel sistema salute italiano. Dal punto di vista di Assofarm, tutto ciò è stato il coronamento di un impegno iniziato nella prima metà degli anni Duemila.
L’esperienza ci ha però insegnato che alle promesse, o addirittura alle leggi, non seguono sempre i fatti. Il diavolo ama i dettagli, e i testi degli accordi sono ricchi di sfumature interpretabili in più modi.
La sfida che attende la farmacia italiana è quindi quella di affermare la propria visione di “nuovi servizi”, soddisfacimento dei requisiti di “utilità e misurabilità degli investimenti regionali”.

Le incognite del futuro

Il nostro timore, lo abbiamo scritto non più tardi di due mesi fa, è che “senza un sistema di valutazione definito prima della produzione dei risultati, senza un’accettazione condivisa tra le parti dei suoi termini e comune a tutte le Regioni, la straordinaria chance riformatrice che la sanità italiana si è concessa con questa sperimentazione si possa concludere in un nulla di fatto. Senza regole condivise prima dell’inizio del gioco, il rischio dei conflitti finali è altissimo. E, ce lo insegna la nostra storia, nulla più dei conflitti può abortire il migliore dei momenti storici”.
L’augurio per il 2020 non può quindi che essere quello di ritrovarci tutti più sinceri e coerenti rispetto agli impegni presi, più collaborativi tra di noi, e più focalizzati sulla concretezza di risultati che potranno e dovranno apportare benefici per tutti.

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