Colite ulcerosa. Aifa approva vedolizumab in formulazione sottocutanea
L’Aifa ha approvato l’anticorpo monoclonale vedolizumab in formulazione sottocutanea tramite una siringa o penna pre-riempita, per il trattamento dei pazienti affetti da colite ulcerosa o malattia di Crohn.
Vedolizumab da oggi diventa l’unico farmaco originator approvato in Italia come terapia di mantenimento disponibile in due modalità, soluzione endovenosa e sottocutanea.
Si tratta di un anticorpo monoclonale umanizzato che si lega all’integrina gastrointestinale alfa-4-beta-7 (α4β7) con azione selettiva sul traffico linfocitario intestinale. Bloccando l’integrina α4β7, vedolizumab inibisce il legame di questa proteina con la sua molecola di adesione cellulare (MAdCAM-1), espressa nei vasi sanguigni e nei linfonodi del tratto gastrointestinale.11,12 In questo modo il farmaco impedisce il passaggio dei linfociti dal circolo sanguigno alla parete intestinale durante il processo infiammatorio.
“La nuova modalità di somministrazione in siringa o penna pre-riempita, rappresenta una svolta – annuncia Takeda – per tutti i pazienti che erano abituati a doversi recare presso la struttura ospedaliera di riferimento per l’infusione, e che ora potranno ricevere le cure direttamente a casa o in studio medico, o anche autosomministrarsi il farmaco dopo un’adeguata formazione da parte dello specialista di riferimento”.
Sono almeno 200mila le persone in Italia affette da Mici, malattie infiammatorie croniche intestinali come appunto la colite ulcerosa o il Crohn. Spesso invisibili agli altri – ricorda una nota – queste patologie hanno un impatto devastante sulla qualità di vita di chi ne soffre. L’esordio può avvenire tra i 20 e i 30 anni, nel pieno dell’attività sociale e lavorativa, in percentuale simile in uomini e donne.
“I vantaggi legati alla nuova modalità di somministrazione di questo farmaco – evidenzia Takeda – riguardano l’intero sistema salute. Dal punto di vista organizzativo ed economico, la possibilità di ricevere le cure direttamente a casa o in studio medico permette alle strutture ospedaliere di liberare risorse nei reparti, contribuendo a una netta riduzione dei costi sanitari”.