Liste d’attesa e carenze: il diritto alla salute resta a rischio in Italia
Liste d’attesa che sfiorano i due anni per alcuni esami, carenza cronica di personale e profonde disuguaglianze territoriali: è la fotografia che emerge dai Rapporti presentati ieri da Cittadinanzattiva presso il Ministero della Salute.
In Italia la principale emergenza sanitaria non riguarda la qualità delle cure, ma la possibilità stessa di accedervi. Analizzando le 16.854 segnalazioni dei cittadini, emerge che il 47,8% riguarda difficoltà di accesso alle prestazioni.
Nel 2024 i tempi di attesa hanno raggiunto livelli drammatici: fino a 720 giorni per una colonscopia, fino a 540 giorni per una risonanza magnetica all’encefalo e oltre 400-500 giorni per le prime visite specialistiche.
La verifica sull’attuazione della legge 107/2024 sulle liste d’attesa restituisce un quadro allarmante: solo 8 Regioni su 21 hanno fornito dati completi, 5 non hanno risposto affatto.
Dalla Piattaforma Nazionale AGENAS emerge che solo il 40,6% delle prestazioni diagnostiche viene accettata dal cittadino alla prima disponibilità proposta.
Cronicità e spesa privata
Il Rapporto sulle Politiche della Cronicità evidenzia che l’83,6% dei pazienti cronici riporta tempi d’attesa eccessivi e oltre il 55% ha rinunciato almeno a una visita negli ultimi 12 mesi. L’85,9% ha sostenuto spese di tasca propria.
Per i pazienti con malattie rare, oltre il 43% deve spostarsi in un’altra Regione per ricevere cure adeguate.
Sull’assistenza domiciliare integrata, solo il 35,4% di chi ne ha avuto bisogno ha ottenuto il servizio, mentre il 49% non ha mai presentato domanda pur avendone bisogno.
“Il nostro Servizio sanitario nazionale resta l’antidoto più efficace per superare le disuguaglianze”, ha dichiarato Anna Lisa Mandorino, Segretaria generale di Cittadinanzattiva, presentando un Manifesto-appello per un dibattito unitario che privilegi partecipazione e sinergia.
Il presidente FOFI, Andrea Mandelli, ha dichiarato: “Per garantire il diritto alla salute servono integrazione e lavoro di squadra tra professionisti sanitari e Istituzioni.
Invecchiamento della popolazione, cronicità, disuguaglianze territoriali e nuove fragilità sociali richiedono una governance condivisa, fondata su integrazione delle competenze, ascolto reciproco e lavoro di squadra”.
“Le riforme di cui oggi discutiamo produrranno effetti reali solo se saranno accompagnate da relazioni solide tra chi progetta, chi cura e chi vive ogni giorno il sistema sanitario.
Le politiche giuste non nascono soltanto da buone norme o da adeguati finanziamenti: nascono e si realizzano grazie alle persone”, ha aggiunto Mandelli.
“Un ringraziamento a Cittadinanzattiva che con le sue indagini e il presidio quotidiano dei territori, restituisce una fotografia puntuale della sanità italiana e dà voce ai bisogni reali delle persone.
I farmacisti sono pronti a fare la loro parte, come presidio sanitario di prossimità e come nodo centrale di una rete interprofessionale capace di dialogare con i cittadini, le Associazioni e le Istituzioni a tutti i livelli.
Solo così il diritto alla salute può essere garantito concretamente. E solo così le riforme possono trasformarsi in risposte credibili ai bisogni delle persone”, ha concluso il presidente FOFI.