Linfoma di Hodgkin. Il Chmp approva Brentuximab vedotin, anticorpo monoclonale coniugato

Il Comitato per i Medicinali per Uso Umano dell’Ema ha espresso parere favorevole all’approvazione di brentuximab vedotin in combinazione con etoposide, ciclofosfamide, doxorubicina, dacarbazina e desametasone (ECADD) per il trattamento di pazienti adulti con linfoma di Hodgkin in stadio IIB con fattori di rischio, III o IV di nuova diagnosi.

La raccomandazione si basa sui risultati dello studio di fase 3 HD21, che ha dimostrato un beneficio clinico significativo rispetto allo schema terapeutico standard eBEACOPP.

Brentuximab vedotin è un anticorpo monoclonale coniugato, diretto contro il recettore CD30 espresso sulle cellule tumorali di Hodgkin. La molecola sfrutta un meccanismo d’azione mirato: dopo essersi legato a CD30, il farmaco viene internalizzato e rilascia il suo agente citotossico (monometilauristatina E) all’interno della cellula, bloccando la polimerizzazione dei microtubuli e inducendo apoptosi selettiva. Questo approccio consente di potenziare l’efficacia della chemioterapia convenzionale riducendone parzialmente la tossicità sistemica.

Già approvato in diverse indicazioni nel linfoma di Hodgkin recidivante o refrattario e in altre neoplasie CD30-positive, brentuximab vedotin amplia ora il proprio impiego alle forme avanzate di nuova diagnosi, in combinazione con ECADD.

Il parere positivo espresso dal CHMP rappresenta un passo importante verso l’introduzione di un nuovo standard terapeutico nel trattamento di prima linea del linfoma di Hodgkin avanzato. Il dossier di autorizzazione al commercio per questa combinazione è ora al vaglio della Commissione Europea, che dovrebbe pronunciarsi nei prossimi mesi.

Se approvato, brentuximab vedotin più ECADD potrebbe migliorare sensibilmente gli esiti a lungo termine per i pazienti con malattia avanzata, grazie a una maggiore efficacia e a una riduzione delle complicanze associate alla chemioterapia convenzionale intensiva. La disponibilità di un regime terapeutico più tollerabile e altrettanto efficace potrebbe, inoltre, facilitare il mantenimento della qualità di vita dei pazienti durante il trattamento.

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