La pillola anticoncezionale compie 60 anni
La pillola anticoncezionale è stata una delle scoperte scientifiche e delle innovazioni sociali più importanti del ’900.
La sua nascita si deve a Margaret Sanger, educatrice sessuale, attivista per il controllo delle nascite, infermiera e scrittrice.
Approvata dalla Fda, il 10 maggio 1960 arrivava sugli scaffali delle farmacie americane la prima pillola anticoncezionale che sarebbe diventata da lì a poco simbolo della liberazione della donna e in particolare alla fine di quel decennio diventava elemento fondamentale dei movimenti del ’68 e in particolare del movimento femminista.
La pillola contraccettiva fu autorizzata in Italia nel ’67 per fini terapeutici, ma diventò accessibile di fatto solo nel 1976 quando il ministero della Sanità abrogò le norme che vietavano la vendita della pillola anticoncezionale.
Nonostante siano trascorsi 60 anni la pillola continua a essere poco conosciuta. Nel 2019 quasi un miliardo di donne, pari al 49% della popolazione femminile mondiale in età riproduttiva, ha utilizzato la pillola anticoncezionale. Ma in Italia, questa percentuale scende al 16%, un dato tra i più bassi d’Europa.
La pillola contraccettiva agisce grazie alla combinazione di piccole quantità di un estrogeno e di un progestinico: l’assunzione quotidiana di questi due ormoni inibisce gli eventi ormonali che inducono l’ovulazione.
Rispetto agli anni d’esordio, il contenuto della pillola è profondamente cambiato con la sintesi di nuovi progestinici, il progressivo ridursi dei dosaggi e soprattutto la diminuzione degli effetti collaterali.
Tra i disturbi legati al ciclo, gli anticoncezionali orali riescono a regolarizzare le mestruazioni troppo frequenti, troppo scarse o comunque irregolari.
Attenuano l’anemia dovuta a un flusso troppo abbondante, il dolore mestruale in quanto riducono il flusso e la secrezione di prostaglandine, responsabili dei crampi.