Inquinamento e spreco di farmaci. La soluzione arriva dall’Olanda
Un recente studio condotto da un team di ricercatori olandesi e pubblicato sulla rivista Jama Oncology, dimostra come la produzione di rifiuti inquinanti, diminuirebbe del 70% grazie al recupero e la redistribuzione di farmaci antitumorali correttamente conservati e non scaduti.
Il risparmio stimato per ogni singolo paziente è di 1.300 euro. Tra i farmaci più preziosi si possono annoverare gli antitumorali somministrati per via orale.
La ricerca dimostra che circa un terzo dei pazienti interrompe il trattamento prima del previsto e che la metà di loro, in quel momento, ha in casa numerose confezioni di farmaco ancora integre. Nella maggior parte dei casi si tratta di medicinali costosissimi.
“Per quanto sappiamo- commentano gli autori dello studio- questo è il primo studio a proporre la re-dispensazione dei farmaci inutilizzati introducendo un approfondito processo di controllo di qualità.
Questi risultati rappresentano una prova per sostenere l’inclusione della re-dispensazione nella legislazione e nelle linee guida cliniche. Sarebbe un’ottima strategia di minimizzazione dei rifiuti e contribuirebbe a un accesso sostenibile ed economicamente accettabile ai farmaci.
Il metodo potrebbe essere impiegato anche per farmaci non antitumorali il cui prezzo supera i 100 euro per confezione.”
Grazie ad associazioni come il Banco farmaceutico che promuovono il recupero farmaci non scaduti per donarli ad enti assistenziali, i cittadini italiani e le autorità sanitarie, sono sempre più sensibili al tema.
La strada è quella giusta e la meta è chiara: abbattere l’economia dello spreco per un’ambiente più sostenibile e terapie più accessibili grazie al riutilizzo corretto dei farmaci.
Le ultime frontiere tecnologiche, inoltre, potrebbero aiutare a raggiungere un ulteriore traguardo: confezioni “intelligenti” in grado di registrare le condizioni di conservazione e scongiurare rischi di difformità.