Egualia. Brevetti scaduti e sostenibilità dei costi: quel che AIFA non dice

Egualia, l’associazione italiana dei farmaci equivalenti e biosimilari, a seguito della pubblicazione del documento Aifa relativo alle scadenze brevettuali dei principi attivi 2022/24, sottolinea come non siano stati considerati nel Rapporto due elementi fondamentali: la sostenibilità dei costi di produzione delle aziende e le contese brevettuali che dilatano inevitabilmente i tempi. Argomenti che, come si sottolinea nella nota stampa, l’Agenzia Italiana del Farmaco conosce bene poiché presenti negli ordini del giorno affrontati nei diversi tavoli di lavoro recenti.

“Siamo grati ad AIFA per aver voluto per la prima volta sollevare il tema dei mancati risparmi derivanti dalle storture presenti nel nostro ordinamento e dell’assenza di una politica di governance capace di premiare la concorrenza e agevolare l’accesso dei pazienti e del SSN ai trattamenti meno costosi senza inutili ostacoli – dichiarano i rappresentanti dell’associazione- .
Così come siamo grati nell’aver voluto evidenziare che grazie alle molecole off patent entrate negli ultimi due anni sul mercato i risparmi attesi e conseguibili ammontano a quasi 400 milioni di euro.
È un dato che dovrebbe servire ad indirizzare con chiarezza le scelte della politica in occasione della prossima legge di bilancio”.

L’Agenzia italiana del farmaco ha minuziosamente segnalato nella giornata di ieri i traguardi raggiunti nella negoziazione tramite procedura semplificata dei prezzi dei principi attivi con scadenza brevettuale 2022-2024.

Altrettanto puntualmente l’Agenzia italiana del farmaco ha sottolineato il “potenziale mancato risparmio” derivante dalla mancata immissione sul mercato di molecole a brevetto scaduto per le quali AIFA ha individuato scaglioni di prezzo negoziali automatici.

Si tratta in particolare di quattro principi attivi per i quali – ai sensi del decreto Salute per la negoziazione automatica dei farmaci generici e biosimilari del 21 luglio 2022 – è stata sancita una riduzione di prezzo che va dal 30% al 70%, con risparmi attesi pari a 198 milioni di euro.

Per uno dei principi attivi citati il ritardo di commercializzazione è legato alla necessità di documentare il rispetto dei limiti per le impurezze nitrosamminiche identificate nei medicinali fissati solo recentemente da Ema, di cui Aifa ha dato notizia alle aziende a metà luglio“.

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