Conasfa. Necessaria riconversione culturale per Farmacia dei Servizi
La Federazione Nazionale delle Associazioni di Farmacisti Non Titolari, Conasfa, frena un po’ gli entusiasmi rispetto al dibattito e al traguardo relativo alla Farmacia dei Servizi.
È un buon risultato ma richiede un maggiore impegno e sacrificio dei farmacisti, a fronte di un contratto che meriterebbe maggiori tutele per i farmacisti collaboratori, ma che rimane fermo da almeno 8 anni.
È la sintesi delle dichiarazioni, di seguito riportate, del presidente di Conasfa Silvera Ballerini.
In questi giorni uno dei temi in discussione è la farmacia dei servizi, con le farmacie di comunità parte integrante del Servizio sanitario, considerate e remunerate “per il contributo complessivo dei farmacisti alla tutela della salute”.
Ciò sembrerebbe poter “aprire nuove e importanti prospettive per il farmacista, protagonista dei processi di cura, di presa in carico del paziente e sentinella della prevenzione sul territorio”, come affermato dal Presidente Mandelli.
Per realizzare tutto ciò servirà un processo di “complessa ‘riconversione culturale’ necessario per ampliare il perimetro dei compiti del Farmacista, che deve poter integrare,
alla fondamentale attività di dispensazione del farmaco, l’erogazione di servizi, prevalentemente cognitivi, necessari a rilanciare e sostenere il nostro Servizio sanitario nazionale”.
Da qui il riconoscimento istituzionale di un ruolo sanitario rilevante per i Farmacisti e per la Farmacia italiana, da cui deriveranno anche importanti traguardi economici, intesi come remunerazione delle prestazioni professionali rese al cittadino.
Requisiti fondamentali della sperimentazione della farmacia dei servizi sono procedure operative uniformi a livello nazionale, misurabilità degli esiti clinici ed economici,
competenze omogenee e certificate del farmacista, in grado di garantire qualità ai nuovi servizi e un approccio univoco al paziente.
Tutto ciò comporterà sicuramente necessità di studio, formazione.
Vengono quindi richiesti nuovi sacrifici alla categoria dei farmacisti non titolari che oltre ad attendere da 8 anni il rinnovo del contratto, con la liberalizzazione degli orari, hanno visto fortemente ridotto il tempo da dedicare alla famiglia.
Conasfa auspica, che oltre alle giuste esortazioni ad accogliere responsabilmente la farmacia dei servizi, ci si impegni a remunerare come orario di lavoro la formazione necessaria cercando soluzioni che non sottraggano ulteriore tempo alla vita privata. Ritenere sufficiente l’elargizione di qualche credito Ecm significherebbe non riconoscere il ruolo del farmacista nel nuovo modello di sanità.