Riforma Enpaf. Conasfa: libertà di adesione all’Ente previdenziale
La Federazione nazionale delle associazioni dei farmacisti non titolari lancia alcune proposte per la riforma dell’Enpaf. Secondo Conasfa, la revisione dell’ente previdenziale dovrebbe partire da tre punti fondamentali: libertà di adesione, abrogazione della finestra di disoccupazione e modifiche al regolamento dell’Ente previdenziale dei farmacisti.
“Conasfa – si legge in un comunicato – è per la “libertà di adesione” del farmacista dipendente all’Enpaf in quanto i colleghi sono già obbligati al versamento contributivo (attraverso la busta paga) all’INPS e per i colleghi più giovani (iscritti dopo il 2004), la quota di solidarietà, non permette di maturare nessun premio per la pensione”.
Inoltre, “i colleghi più anziani, “legati” al contributo ridotto, una loro eventuale uscita dall’Ente rischierebbe nella perdita del rimborso delle quote versate e la precarietà occupazionale (nelle assunzioni, nei contratti a tempo determinato, nel rinnovo del contratto stesso e nel valore dello stipendio) crea sofferenza nell’accettare quest’obbligo”.
Un altro aspetto importante è quello riguardante la finestra di disoccupazione. “Questo è il capitolo più dibattuto e ‘odioso’ perché penalizza il Farmacista Dipendente. In questi ultimi anni, la probabilità di trovarsi in stato di disoccupazione involontaria è molto elevata rispetto al passato”.
“Le assunzioni possono durare per brevi periodi e/o frazionati nell’arco dell’anno anche dopo la scadenza della finestra e il “mancato raggiungimento” del periodo di occupazione (almeno 6 mesi e 1 giorno) porta allo slittamento alla quota di contribuzione del 50% (ora € 2.300,00). Gioco forza non pochi farmacisti si cancellano dall’Albo”.
“Lo 0,90% è la percentuale e non una quota fissa, che l’azienda farmacia è tenuta a versare per la previdenza – sottolinea Conasfa -. Queste quote sono alimentate sia dal lavoro del Farmacista Titolare sia dal lavoro del Farmacista Dipendente. Riteniamo corretto la ridistribuzione a tutte le categorie iscritte all’Ente per la determinazione della prestazione previdenziale”.
La nota si occupa anche dei dipendenti non vincolati dall’Ente. “Condividiamo e appoggiamo il principio, ma dobbiamo definire il vero interlocutore cui rivolgersi: il ‘Politico’ in Parlamento, luogo dove può essere modificato il comma della legge di riferimento (T.U. 1946)”.
Inoltre, Conasfa sottolinea che in dieci anni di attività la Federazione ha verificato: “dai Partiti politici (inclusi i farmacisti in Parlamento) non sono avvenute azioni parlamentari sostanziali, sia di maggioranza sia trasversali tra le forze politiche. L’iniziativa che possa unire le categorie dei Farmacisti, Medici e Veterinari è assai improbabile causa realtà e interessi diversi nelle varie casse professionali”.
L’ultimo aspetto del comunicato riguarda le modifiche del Regolamento Enpaf: “l’allungamento per un biennio della Finestra di Disoccupazione è stato il miglior risultato ottenuto, altre proposte sono sempre state osteggiate dai Ministeri di Controllo competenti (Lavoro e Sociale, Salute e Finanze)”.
Infine, Conasfa parla dell’Assemblea Generale dell’Enpaf: “è formata dai Presidenti degli Ordini. Ordini presieduti nella stragrande maggioranza dai ‘farmacisti Titolari’. Da questi ultimi, azioni significative sul tema non sono mai state valutate attentamente e portate in Assemblea pur conoscendo le realtà territoriali”.